Jeanloup Stiueff danza

Esercizi di danza

a Paola

 

Lunghe e larghe le finestre alle pareti

filtrano nella sala ampia e deserta

infiniti granelli dorati nella luce polverosa

del meriggio che muore.

I pastosi colori del soffitto si rispecchiano

nello scintillio dei marmi al pavimento

in un tripudio di gialli di verdi e di celeste acceso

come un cielo che si fa largo fra cumuli di grigio.

 

I costumi pallidi di tulle

pendono dalle grucce nell’angolo d’ingresso

dove voi ragazze vi spogliate ridendo.

Serrate i nastri azzurri dei vostri capelli

tardate a rivestirvi dei costumi

sbirciando di sottecchi le grazie delle altre.

Alle pareti gli occhi degli specchi si riflettono

nel pianoforte all’angolo sul fondo della sala

con la lunga fila di denti che biancheggiano

tra le labbra atre di maschera rituale.

È il sorriso spento nell’attesa della musica

come voi che provate qualche passo

accennato nel silenzio sulla punta dei piedi

furtive guardando la rivale in quel gioco

che dona senso ai questi passi vuoti.

 

Alla luce che insanguina i vetri alle finestre

come un’ombra nella sala prendo posto al pianoforte

stendo innanzi a me le mani socchiudendo gli occhi.

Chino il capo sul petto

scorro le dita sul chiarore dell’avorio

simile ai denti gialli di una vecchia

che amata si abbandona sorridendo alle carezze

di un suonatore cieco.

I vostri visi attenti come stormi di falene

bruciano nell’aria l’oro della polvere.

La musica colpisce con i suoi martelli

le corde nascoste dei miei sentimenti

e voi mi offrite il concerto armonioso

dei vostri corpi che infiammano gli specchi

di luci diamantine.

Con un tempo lento e malinconico la sera

scolorisce alle finestre nella tenerezza della luce.

Nei vostri occhi sfolgora la notte e i sogni accesi dalla danza.

 

Potrebbero non esistere – dice la mia mente

a quella parte di me che vi segue con il cuore

volato via assieme alle vostre movenze

simili a quelle della musica

ai colori pastosi che danno vita al soffitto

ai riverberi cangianti del marmo che rimandano

ai vostri battiti d’ali.

 

Potreste non esistere – ancora mi ripete

a me che il volto chiuso nel gesto delle mani insisto

sui tasti per spegnere nel nero di questa vostra notte

la dolcezza atroce che mi opprime.

  1. paola pdr scrive:

    Un tuffo nell’immaginario di un sentire mai appassito.
    La passione seppur in ombra e defilata dal palcoscenico dei sensi si meraviglia d’esserci fino al punto di domandarsi se questa vitalità sia “vera” o “invenzione”, frutto di una musica che avviluppa e rende dolci i ricordi e le promesse che il buio, ossia quello che non si conosce ancora, può restituire a qualsiasi età e in qualsiasi momento.
    Grazie per queste belle immagini che, da sole, senza necessità di aggiungere riflessione alcuna, incantano.

  2. antonio sereno scrive:

    UNO STUPENDO AFFRESCO CHE TRATTEGGIA
    IL DISSIDIO TRA LA RAGIONE DELLA MUSICA CHE IL POETA CREA ED IL SENTIMENTO DELLA DANZA CHE IL POETA VEDE E FORSE CONSIDERA UN MIRAGGIO PER CUI NON ESCE DALLA DISPERAZIONE DEI GIORNI.
    NON SO ILLUSTRARE OLTRE IL TURBINE ESISTENZIALE CHE HAI SCATENATO IN ME, SEI GRANDE MARCELLO.

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