Herbert List, Plaster Masks

In che stagione siamo

Il fantasma della pioggia vela l’orizzonte

e un vento caldo che stordisce

lo trasporta innanzi ai nostri occhi.

Ci vola incontro come sciame d’api

nella trama fitta delle lacrime

che ci rigano le guance.

Ci guardiamo intorno. Scopriamo d’ogni cosa

l’afa soffocante e il grigio

e quella grande quiete morbida

che sale dalla terra gonfia d’erba.

E su nell’infinito grigio delle nuvole

squarci di luce come bagliori incerti

d’una città sommersa dalle acque.

Inutilmente ci chiediamo

con le mani al viso in che stagione siamo.

La sentiamo in fondo al cuore

la stagione dei morti

la stagione dei cadaveri scoperti

dalla pietà dei vivi sotto enormi pietre bianche

e il pallido lucore di lumini indifferenti e inerti.

La stagione in cui guardiamo al mondo

nell’afrore umido del vento

come se non ci appartenesse,

come se non avessimo

altre stagioni che ci attendono.

  1. giuliana scrive:

    Triste. Reale. Bella bella BELLA.

  2. paola pdr scrive:

    Quella grande quiete morbida che sale dalla terra gonfia d’erba…
    Questa espressione mi riporta al tuo speciale rapporto con la natura.
    Provo una certa invidia per questo tuo “sentire” e sono contenta di leggerti per umanizzare la terra, che prima di te, era per me sono chimica.
    Grazie Marcello.

  3. isabella scrive:

    Complimenti Marcello per una poesia davvero molto bella. Anch’io sono rimasta colpita da ” quella grande quiete morbida che sale dalla terra gonfia d’erba”. Un’immagine particolare che mi è molto piaciuta. Ciao. Isabella

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