André Kertész, Senza titolo,1979

L’altrove della luna

Lievemente sfumata dalla cecità del sole,

tu figura lontana come l’alba

mi vieni incontro con la luce soave del tuo corpo

nell’opaco specchio del tempo

non ancora consumato dalla mia memoria.

Vicino a me il tuo viso appare

nei vetri oscuri della stanza spoglia

dove attendo la tua veste con il fruscio del volo

e il biancore inargentato della luna

ora che la notte è scesa

sulla città e le case

rade finestre accendono – la mia è rimasta buia.

Tra i riverberi miti dei sorrisi

e il rosso delle labbra che spezza il mio silenzio

chiedi l’amore di uno sguardo, una carezza in sogno.

Ma so che sei altrove e il cuore batte stanco

di pietà per la mia pena.

Ora che sei davvero più lontana

della luna perduta nel buio del suo cielo

e la sospinge il vento, la dilania col suo aspro soffio

in figure astratte di nuvole che mai

avremmo immaginato,

tu mi sei vicina

perché così è la storia di due anime che non sanno

come incontrarsi quando nella notte

incerta ed ingannevole la luna guarda altrove.

  1. paola pdr scrive:

    Deve essere colpa della luna (!)
    E’ lei che solletica ricordi di tenerezza ed abbandono, ma in questo caso destinati ad una realtà dai contorni sempre più opachi e distanti in cui di tangibile è rimasto forse solo un cuore indomito con la sua pena.

  2. antonio sereno scrive:

    MOLTO SUGGESTIVA. PER ME NON C’ENTRA LA LUNA PER NON RITROVARE UN’INTESA CHE SI E’ SMARRITA DENTRO DI NOI, SOPRAFFATTA MAGARI DAL TEMPO CHE CI LOGORA LENTO MA INESORABILE.
    RILEGGO IL TUO LIBRO E RITROVO LA TUA ENERGIA ROMANTICA E SENSUALE ANCHE SE CON UN AVVISO DI TRISTEZZA,MA DA POETA, RICORDATI DI NOI…
    UN ABBRACCIO. antonio

  3. giuliana sanvitale scrive:

    Lieve, sfumata, cecità, lontana. Parole che introducono e presentano la figura muliebre che avanza con la luce dell’alba che è anche luce emanata dal suo corpo, quasi riemerso dalla memoria ancora intatta. La stanza è spoglia, i vetri oscuri, ma il viso di lei risplende, a gara con l’argento della luna. Il fruscio della veste, il biancore dell’astro nella notte che invade la città, rendono ancora più eterea la figura di donna, che tuttavia reclama uno sguardo, una carezza. Malgrado la lontananza, l’astrazione, l’inganno, il Poeta la sente vicina, la sente in sè: due anime inscindibili. Donna o Luna?

Replica a giuliana sanvitale