Beatrice Borroni, Le Appese, 2011

Le appese

In tanti occhi ignoti

che scrutano nel buio dentro i cuori

tenere foglie brillano

strappate dal vento dai rami

dai fogli bianchi di parole.

Cinque sono cadute ai piedi

di un uomo in cerca di qualcosa

che le raccoglie e se le pone al petto

sul cuore sul ventre sulle labbra che ridono

sugli occhi che vedono oltre il suo domani.

E si allontana col suo passo fiero.

 

Ancora le più belle fra tutte

sono rimaste ai rami del tempo

appese come bacche o frutti

dell’albero che rosseggia nel settembre

o come stelle del mio oscuro cielo

quando seduto sulla soglia

con le ginocchia strette tra le braccia

del futuro sogno o di un amore

mentre alle spalle suona l’eco

della gioventù che appena

il suo grido ha spento.

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