Beatrice Borroni, Le Vicine, 2009

Le Vicine

Cosa dicono le fanciulle affacciate alle finestre
come fiori sbocciati fra le mura dei palazzi
coi turbanti colorati che avvolgono i capelli
i sogni le parole in punta di lingua.
I gesti con cui amano e sfidano il tempo
racchiusi nei silenzi di stanze solitarie
come farfalle posano sugli occhi e sulle labbra
la polvere dei giorni.
Ridono di parole raccolte nella notte
tra braccia solitarie e lenzuola sgualcite
tra le lacrime che scorrono lente sulle guance
scorrono come acqua limpida di cielo.
Col corpo con il cuore con denti di neve
schiudono le corolle dei loro segreti
donano con le mani forma ai sentimenti
ai ricordi agli amori ai desideri traditi
ai dolori che aprono ferite nel cuore
ai gesti di uomini che mai le ameranno.
È tutto rosso intorno. Papaveri di sole
ondeggiano nel vento petali di seta.
Scivola la lingua nei lunghi sospiri
un morbido serpente nascosto tra le labbra.
Sanno che nulla dura più di un momento
e vedono nei sogni bellissime donne
incedere sui viali del loro tramonto.
Cosa dicono le fanciulle affacciate alle finestre
come fiori recisi che si girano al sole
e guardano negli occhi fanciulle colorate
con i colori dell’amore e dei sogni svaniti?
Ridono ridono come rose al vento
raccontano che i sogni nascono e muoiono
come ad ogni alba la luce di ogni giorno.

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