Formule Dell'Anima

Recensione a “Formule dell’anima” di Salvatore Risuglia

C’è una disperazione “serena” nei versi di Formule dell’anima, fatta di malinconie estreme (Poesia, Nelle stanze, L’addio) e soprattutto di rimpianti, a volte pulsati con veemenza, più spesso soffusi (Torino). Rimpianti di persone o di vicende ed occasioni definitivamente trascorse e perdute. Delusione (o  sconfitta?) cocente per l’“inganno” della vita, dove “uomini e donne inseguono / una brama che non ha nome”, fatta di sogni irrealizzati, di promesse mai mantenute, aspettative sempre deluse e speranze disattese.

Inganno

Ogni mattina
il sogno inganna la speranza
con parole da nulla
finchè non muore il giorno.

che mutua un Quasimodo per cui  è la solitudine il tedium dell’umanità nel subitaneo succedersi dei giorni:

Ognuno sta solo sul cuor della terra
Trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.

Consapevole del naufragio, anzi dei naufragi, e conscio che

“ciascuno sia un palpitare
di scaglie dentro l’acqua
governate dall’argine del fiume”.

Marcello non si abbandona alla rassegnazione o alla cieca indifferenza, né trova lenimento nell’esercizio dell’ironia, come utile antidoto, valida panacea o necessario placebo.

Né, conoscendo l’ascendenza pavesiana nella sua vita e nella sua poesia  (penso alla precedente raccolta -Un ubriaco è morto-),  approda a soluzioni radicali, estreme, a “decisioni” comprensibilissime, anche se non condivisibili, che pure novera nei suoi versi:

Potrei tentare di spiccare il volo
 lasciandomi cadere da una ripa
 che orrida discende verso il fiume”.

Ma in Amore inopportuno rivolto alla Morte prega sommessamente con splendidi versi:

“Levami di dosso le tue labbra
non carezzarmi con le mani gelide
volgi altrove lo sguardo che mi opprime”.

E chiosa:

E vai eterna in cerca d’altri amori. Morte.

Quando comunque arriverà “quel giorno” spera (Libertà), se non fosse possibile giacere ai piedi di un ulivo avvolto da “trine luminose”, di essere adagiato sulla soglia di una vasta grotta

“che il giorno mi ripari dall’arsura
e nella notte tra le stelle chiare
m’incanti col suo fascino la luna”.

Che sono versi di fascinosa bellezza.

Infine Marcello sceglie la rabbia e la rivolta (avrei scommesso su questa soluzione), diventando interprete e portavoce della disperazione di tutta l’umanità, succube di un destino beffardo ( che condanna ciascuno alla sua sorte).

Formule dell’anima è un libro ombroso, di abbandoni, di amarezze ma non senza orizzonte.

In realtà (è la mia impressione dopo la lettura fatta più volte della bella raccolta delle sue poesie) Marcello ama profondamente la vita,  ne è prova il trionfo nei suoi versi della natura (alla quale dedica anche una “Preghiera”) e dei suoi elementi, che egli spia con precisione da certosino dalla finestra della sua casa nel voltolarsi delle stagioni, nel passaggio dei giorni,  nell’alternarsi delle notti (“Platani che la finestra inquadra sulla strada”).

La sua poesia della natura ha una intrinseca e liquida pittoricità materica (mi si perdoni il termine).

Un discorso a parte meritano le poesie amorose della raccolta. Gli incontri d’amore, il rapporto con la donna (madre?) alimentano anch’essi “l’inganno della vita”. Con arditezza ed eleganza l’amore è descritto come campo di battaglia, come corpo a corpo fra due persone che vogliono vincere e perdere sotto la pulsione di un cannibalismo reciproco.

Ricorrenti inoltre nei testi parole come cuore, anima (anche nel titolo, ricordando Quasimodo) e speranza, che il poeta ripone esclusivamente nella POESIA.

Perché  solo la poesia è capace di rigenerare l’uomo, ironizzato durante le sue prove con la vita.

Poesia

Nella notte chiara, nella notte
in cui si muore di malinconia,
tu, mia sola speranza e mia disperazione
anima folle di bellezza, m’ami.

Il linguaggio è vicino ad una prosa discorsiva, ma puntuale e analitica, lavorata con controllo e consapevolezza stilistica. E non indulge a facili invenzioni linguistiche, ad escursioni lessicali, a sperimentazioni delle forme, inserendosi magicamente nell’alveo della migliore tradizione poetica.

Autore: Salvatore Risuglia

  1. Gabriella Barattia scrive:

    Un grande meritato elogio alla tua capacità di essere poeta.

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