Chiesa di Santa Maria Sopra Minerva, Roma - dal web - elab. grafica marcello comitini

Santa Maria Sopra Minerva

In questa chiesa vasta e profonda

le ombre sono santi che innalzano preghiere

con palpebre bianche e bocche di pesci

imbalsamati nell’eternità dell’attesa

come polene alla prua della nave.

Tra i bagliori di ceri e le canne che vibrano

dritte tra fiamme in uno sciame di eco

mi protendo a guardare come uno stelo

sulla parete di un pozzo i colori d’azzurro

di rosa e di viola discesi lungo i muri.

 

Fremiti d’aria e di canti confusi

tra la pietà dei morti e la fatica dei vivi.

 

Scarti che il mondo di fuori ha filtrato

evaporando tra queste mura

ciò a cui nessuno vorrebbe pensare.

 

Il grido in fondo al mio petto

non è più umano del canto che infrange il silenzio

ha l’uguale rimpianto di una campana nascosta

nelle volte fiorite

tra giardini di ruggine e stelle.

 

Misterioso a me stesso spalanco le mani

come le vele di una nave che salpa

allontanandomi dal molo deserto.

E m’invade l’angoscia

di colui che rimane solitario sul molo.

 

Volto le spalle, scompaio nell’oro

della piazza assolata, affollata di gente,

portando con me la tristezza dei sogni

e la febbre inguaribile della memoria.

 

  1. gabriarte scrive:

    bellissima leggendoti mi è sembrato di entrare in punta di piedi nella cattedrale per spiare le tue emozioni ciao

  2. gabriella scrive:

    la bellezza e i colori della chiesa rivivono nei primi versi. Poi meditazione profonda sull’uomo e il suo rapporto con l’Assoluto.L’ansia di una mente e di un’anima che cercano ancora una risposta. Come sempre un ottimo spunto per meditare in una veste musicale che risponde in pieno a un superbo gotico.

  3. giuliana sanvitale scrive:

    La BELLEZZA di cui ci riempi i sensi , la mente, il cuore col tuo CANTO merita una cura e un’attenzione particolari (che ti invierò presto).
    Grazie per quanto ci doni.

  4. paola pdr scrive:

    Sono entrata con rispetto in questa poesia come stessi entrando in un luogo sacro.
    Entrare in una Chiesa è come entrare dentro sé stessi.
    Mi sono soffermata ad osservare il contenuto di questa rappresentazione che seppur immobile e in ombra, è palpitante ed in attesa.
    In questo luogo troviamo il senso di noi. Desideriamo partire perché vogliamo intraprendere un viaggio e contemporaneamente sentiamo che una nostra parte resta fuori (sul molo).
    La solitudine che percepiamo è solo il timore di non riuscire a riavvicinare le due parti di noi, quella passiva e immobile con quella attiva che desidera “misteriosamente” partire (conoscere).
    Sulla piazza nota e assolata il viaggio è comunque iniziato…

  5. tinamannelli scrive:

    Ho avuto la sensazione di essere dentro quella chiesa, ne ho sentito l’odore inconfondibile di cera e incenso, poi…poi comincia il cammino vero, c’è timore e richiesta d’aiuto, c’è qualcosa che ti colpisce e spalanchi le mani, vuoi accogliere qualcosa? Ma volti le spalle ed esci fra la gente ti mischi alla confusione….perchè mi chiedo, forse
    non vuoi ammettere il tuo essere uomo fragile che ha bisogno di Lui? Versi che mi hanno affascinato
    per la bellezza e il profondo significato. Versi che tornerò a leggere. Grazie Poeta

Replica a giuliana sanvitale