Shuji Kobayashi, Gestalta, 2015

Tavola sparecchiata

E quel cozzare di stoviglie come armi
rumorose che accatasti nel lavello
sul finire di una cena silenziosa.
E la tua voce che risuona come di una bambina
che si è invaghita di sé stessa.
“Di lui – sussurri con gli occhi sulla tavola –
mi sono innamorata”. Ti tremano le mani
e sul tuo viso brillano le tue pupille fragili.
Cade dall’alto una luce cruda sul mio viso
(Ai miei occhi accecati già ti ho uccisa).
Numero impietoso quanto ancora
rimane della cena sulla tovaglia bianca:
poche briciole sparse, una caraffa vuota
grumi di vino rosso in fondo a due bicchieri.

E la tua sedia all’altro capo della tavola
come una foglia gialla che galleggia
in fondo a una pozzanghera.

  1. giuliana scrive:

    “Debarassez la table” cantava Aznavour. Il nostro poeta intitola la sua poesia “Tavola sparecchiata” e già il titolo suggerisce un’idea di abbandono e al contempo di liberazione. Tre strofe iniziano con la congiunzione “e” quasi a indicare un pregresso rodio di pensieri ripetitivi e sconnessi che si consumano nel silenzio in cui si è consumata la cena.
    I due siedono allo stesso desco, ma potrebbero trovarsi in epoche e pianeti diversi: lei appare fragile e scioccamente presa da un suo innamoramento, un robot che ripete meccanicamente le azioni, del tutto assente; lui la fissa impietoso, la ucciderebbe volentieri, anche materialmente, non solo col desiderio.
    Lo squallore dei resti sulla tovaglia chiude la scena di una trita quotidianità che sembra annegare come una foglia morta nel fango di una pozzanghera.

  2. isabella scrive:

    C’è nella tua poesia splendida tutto il vuoto che si è venuto a creare in quel lui ora più che mai solo . Quel sentirsi svuotati di un tutto che improvvisamente non esiste più. Davvero immagini suggestive hai saputo creare che raccontano stati d’animo in maniera impeccabile. Si sente perfino il rumore di quelle stoviglie. Bravissimo caro Marcello. Isabella

  3. paola pdr scrive:

    Raccontarsi e appoggiare le nostre emoziooni amorose che proviamo per qualcuno sulle spalle di chi, malauguratamente ci ama in maniera “riservata” è davvero una scelta inconsapevole nonchè terribile.
    E la miseria dei resti di una passione mal riposta fa da chiusa a questa bella poesia.

  4. Chiara scrive:

    Ciao Marcello
    Molto bella, dolorosa
    Quel…-mi sono innamorata-.
    Crea un vuoto: una lama che ferisce oltre ogni aspettativa, lasciando solo il suono, lontano, del vivere quotidiano.
    Un sorriso
    Chiara

  5. Gabriella Barattia scrive:

    Mettere l’altro davanti alla fine di un amore, davanti al tradimento. Il crollo di un progetto di vita, quasi una telecronaca in cui si sentono i rumori del quotidiano, il fermarsi del tempo, il desiderio di vendetta, l’immaturità della protagonista…

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