Un poeta a una danzatrice
Nelle movenze senza pudore del tuo corpo
danza e s’irradia la luce della luna
sanguinante tra le foglie inargentate dell’ulivo,
e un vento selvaggio ti scuote e ti carezza
Ma tu danzi ogni giorno il mistero
che lievita nel tuo volto la risata
mentre rovesci graziosamente
la testa all’indietro.
Non parli. Tu danzi
come la rondine che svola nell’azzurro
lontana dal nido che in silenzio ti attende
o come in una foresta fiorita
la tigre amorosa che spicca salti
verso la preda desiderosa d’offrirti
tacendo la libertà dell’infinito.
Io non danzo. Scrivo. Come te in silenzio.
Ma sulla povertà delle mie parole
che vivono l’oscurità dell’esistere,
ti sollevi danzando senza dimenticare
il tuo essere carnale.
Doni al tuo corpo il glorioso splendore
che brilla nel buio delle mie parole.
Solo con gli occhi e il cuore posso
celebrarti luminosa,
duplice, folle, solare senso della vita, mia.
Sei la rondine o la tigre?
Sono io il nido a cui tornerai
colmandolo di grazia e poesia
o la preda che adora
stringerti silenziosa tra le braccia?