Salvador Dalì, Labirinto, 1941

Quando risponderai

Di cos’hai bisogno, cosa chiedi

ai visi che ti stanno intorno

agli occhi che ti guardano velati

d’una luce accecante

alle parole che scaldano il cervello

con suoni e fiati vani

pongono domande

non rispondono

si aggrappano ai fianchi della vita

per guardare lontano

dove si perdono le strade

dove il buio spalanca le sue braccia

dove vorresti andare

ma trattengono i tuoi passi

l’anche se lieve peso dei sogni.

Di cos’ho bisogno se la mente si rifiuta

d’immaginare oltre

oltre lo steccato

che cinge i pochi alberi cresciuti

i pochi frutti che rosseggiano sui rami

che non coglierò non potrò cogliere

se non spalanco le braccia

e mi abbandono.

Di cos’ho bisogno se non cerco

di rimettere insieme le parole

i gesti le speranze d’altri

che mi stanno accanto e non li vedo

non li sento

come se la mia terra fosse solo un campo

di lapidi di croci

di statue irrigidite dentro un tempo

che non ha misura solo il nome

dell’attimo e del buio.

Quando risponderai senza chiedere ancora?

  1. Donatella scrive:

    Anche se lieve, il peso dei sogni è talvolta un ceppo pesante che ci impedisce di andare avanti, in un continuo ed inevitabile disagio esistenziale. Molto bella, Marcello: complimenti!

    • Anche se ti ho scritto già, la poesia mi impone, con il suo titolo “quando risponderai”, di risponderti.
      Grazie di aver visitato il mio sito e degli apprezzamenti che hai espresso. Un abbraccio. Marcello

  2. giuliana sanvitale scrive:

    finalmente qualcuno che sa di che stiamo parlando. Non smettere di farlo

  3. tinamannelli scrive:

    Anche questi versi sono intensi….i sogni sono necessari, ma si deve sognare restando con sempre nella realtà perchè se si vive sognando e senza agire quei bei sogni ci schiacceranno. Abbiamo bisogno di certezza e ne siamo sempre in cerca……e qui mi fermo per dirti che mi stupisci tutte le volte…grazie

  4. paola pdr scrive:

    L’immobilità a volte frena l’azione, il desiderio spesso si confonde con il timore, l’ascolto gareggia con il domandare.
    Quando le risposte potranno pacificare questa ricerca affannosa e instancabile?
    Quando il dolore, il fastidio e tutti gli altri invitati non potranno più farci troppo male e potremo guardarli in faccia senza riguardo. Credo.

Replica a giuliana sanvitale