Uomo con specchio, digitarart di marcello comitini

Scrivere sul cielo

Sull’erba falciata dalla grandine
calpesto le foglie come si calpestano i versi
di un poeta caduto in silenzio tra le grida di altri
che scrivono a voce alta: io io io …
e camminano a alta voce tra le cose perdute.
Versi che ha scritto negli anni
senza volersi bene senza perdonarsi di vivere.
Lo vedo ancora con uno specchio
in alto sul capo che gli fa da cielo
i piedi arsi dall’asfalto. Cammina
nell’ombra di case luminose lungo la cinta
di giardini rigogliosi di fiori effimeri
e di alberi dai frutti delicati,
tra cenci distesi a terra e visi scuri
che lo implorano senza vederlo.
A volte chiude gli occhi e scrive.
Ricopia sullo specchio con pazienza e con rabbia
i riflessi dell’uomo malato di solitudine e odio
degli animali fuggiti dagli artigli umani.
degli uomini abbandonati
dei fiori e degli alberi scampati
alla furia distruttiva della superbia.
Lo specchio lo guarda. Lui s’impaurisce
di quello sguardo che riconosce. Vorrebbe
essere lo specchio che impassibile ferma il tempo
e imboccare sentieri solitari sperduti tra le sterpaglie.
Grida. Non sa dove andare. Vorrebbe
chiudersi nel silenzio. Lo circondano muri e case,
e vasti murales a caratteri enormi
che dicono con voce squillante tu non sei poeta.
I poeti sono coloro
che gridano a voce alta: io io io.

  1. giuliana scrive:

    Cielo e asfalto.
    Solitudine e odio, furia distruttiva, rabbia, mancanza d’affetto e di perdono verso se stessi. Versi terribilmente amari.
    Eppure il poeta è cosciente del suo valore, vede sopra di sé il cielo. Sa che coloro che gridano: io io io sono poetastri.
    Lui è POETA.

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