Lajos Vajda, Floating Houses, 1937

Terrazze

Stai così nel cielo luna della città

sospesa sulle gialle piaghe

delle strade deserte

nel vuoto delle stelle che la luce

ha spinto lontano.

Bianche terrazze ti guardano dal basso

sulla cima dei palazzi

cispose di piante e rampicanti ai muri

occhi dei tetti chiusi su se stessi

al sottile ronzare d’invisibili motori

quale trascorrere sonoro del tempo

sui fiati che nel sonno scaldano gli umani

più dei sentimenti, più delle speranze.

  1. Gabriella Barattia scrive:

    Versi pieni di suggestioni che ci trasportano in una notte di luna, una notte di luna dolente perché è una luna cittadina. Le piaghe gialle delle strade, il vuoto delle stelle, piante cispose, palazzi chiusi. Il rimo del tempo è scandito dai motori. Quanto lontana è la natura. Pensate alla luna di “Libertà”…, alla luce della luna di “Elle”…, per restare ai versi di Marcello .. Bella anche l’immagine a cui è accostata la poesia.

  2. Maria Cabral scrive:

    Marcelo!
    parabéns por tudo o que li é verdadeiramente um grande senhor cheio de arte que sabe o que escreve tem o dom de ser um ser humano compreensivo em tudo admiro quem tem gosto e amor pelo o que faz em especial o trabalho…Desejo às maiores felicidades do mundo, nos dias que corre é preciso gente assim para ensinar que a vida vale a pena quando sabemos dar valor bem haja e continuou sempre assim …

  3. tinamannelli scrive:

    Versi suggestivi…queste terrazze che guardano al cielo, questi palazzi, queste vite, questa luna e queste stelle che guardano una città che sembra racchiusa tra sbarre…..c’è molta tristezza in questi versi…si sente la malinconia del poeta del vivere in città…dove sembra di avere tutto invece si è come prigionieri…..bellissima e tanto reale…grazie Marcello

  4. Dony scrive:

    La luna è sospesa come un frammento d’infinito sulle nostre vite… stupenda l’atmosfera di questa poesia, dove ogni cosa guarda al cielo cercando il senso del proprio esistere.

  5. marina scrive:

    Uno dei mei pallini, quando cammino di sera in città, è proprio quello di guardare in su, sopra i palazzi, dove ci sono grandi terrazzi circondati da “cisposi rampicanti”. A volte sono illuminati. A volte sono alteri con piante imponenti che fanno da sentinelle (ho visto degli ulivi su un terrazzo di corso Vercelli), ma non c’è quasi mai gente a goderseli; solo la luna li guarda triste e sconsolata. Come sempre hai dato un’immagine precisa di quello che l’anima sente anche solo guardando in su, di notte, in città.

  6. paola pdr scrive:

    Questo monologo con la luna mi ricorda certi momenti quando, una nostalgia e un bisogno si abbracciano e chiamano la luna come testimone.
    La descrizione di questo quadro è una fuga, una bella fuga, per nascondere attraverso queste immagini un quadro ben più complesso, interiore, che chiede udienza.
    Senza ottenerla ovviamente.

Replica a marina