Davide Hockney, Alberi, 1937

Alberi e bambini

Gli alberi e i bambini sognano
il tempo della fuga
temono che la vita non abbia un volto lieto
conoscono lo sguardo
profondo della morte.
Temono questo gli alberi
torcendo le radici nella terra
alzando verso il cielo i rami
come fosse l’ultimo giorno.
Temono i bambini che la lampada accesa
illumini di ombre la stanza della notte
che non torni il domani luminoso come oggi.
Gli alberi e i bambini sognano
ali di gabbiani e di aquile
che vengano a posarsi sui rami o sulle braccia
e li facciano volare lontano dalle ombre
gli alberi senza scorza né radici
e i bambini cullati tra le bianche
braccia degli alberi.

  1. Tina Mannelli scrive:

    Versi che fanno riflettere, oggi il mondo non è proprio bello, credo che tutti sogniamo di fuggire via dagli orrori dalle paure….spero che siano a fuggire le brutture e che si possa tornare a vivere nel segno della pace. Bellissima, come sempre

  2. paola pdr scrive:

    Curioso questo abbinamento di alberi/bambini.
    Gli alberi sono il proprio radicamento, i bambini sono i propri sogni.
    Entrambi sono la nostra ricchezza che è tanto difficile da proteggere perchè l’ansia e la paura regnano a volte sovrane.
    Bella l’immagine che rimanda una geometria pulita e una cromatismo direi quasi di un disegno infantile.

  3. giuliana sanvitale scrive:

    Il primo verso è già pregno di un universo poetico. Subito il poeta completa e materializza il sogno con immagini terrene. “il tempo della fuga”visualizza bimbi in corsa, gioiosa o di scampo, e rami che tendono verso l’alto. Ma quello sguardo di morte è dato dalle radici che si torcono nella terra in contrasto con i rami che tentano la fuga verso il cielo. La lampada che ricama ombre sui muri fa temere un domani meno luminoso. Ma il sogno di alberi e bambini (torna prepotente il dualismo proprio di Marcello) è colmo dell’attesa di gabbiani ed aquile che con la forza delle loro ali allontanino le ombre, reali e metaforiche, e li innalzi su fra i rami simboleggianti braccia amorose.

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