La Poetessa Giuliana Sanvitale, a cui sono legato da profondo affetto e riconoscenza, ha voluto ancora una volta onorarmi della lettura di tre miei componimenti (Insonnia, Al chiuso ed Eclissi). Questa lettura va ad aggiungersi, oltre ai suoi numerosi commenti a diverse mie poesie, alla lettura dell’otto marzo 2016 (relativa al componimento “Solido legame”) e a quella del quindici settembre 2014 (relativa al componimento “Santa Maria Sopra Minerva”).
Come le altre letture, pubblico anche questa con vero piacere per metterla a disposizione del lettore. Essa giova a illuminare le tensioni emotive e le proprietà strutturali presenti nelle tematiche e nelle espressioni linguistiche di queste mie poesie.
Insonnia
In fondo cosa muta
se adagi il tuo corpo sulla pietra bianca dei sogni
dove intorno vagano le ombre degli amori smarriti,
di colei che amata non ha saputo amare,
della donna che ha spento la sua vita nei tuoi baci?
Coi pugnali del sonno piantati negli occhi
stremato dal desiderio ti abbandoni
al languore del giorno che fiorisce.
Raggiungi le ombre della tua memoria
che si muovono lievi nella luce
come farfalle purpuree in fondo al pozzo dell’oblio.
In fondo cosa muta.
Il ricordo di un amore perso è rappresentato in tutto il suo dolorante abbandono da quella “pietra bianca di sogni” su cui il Poeta adagia il corpo in cerca di oblio. Ma sonno e oblio non riescono a lenire la pena malgrado la memoria assuma lievi ali di rosse farfalle.
Il Poeta sembra chiedersi sino a che punto valga lo sforzo di dimenticare o di ricordare perché in fondo nulla muta.
Perfettamente e felicemente funzionale il linguaggio poetico ( pietra dei sogni, quasi un sudario, pugnali del sonno, stremato) ad esprimere e suggerire la dolorosa staticità del tempo che sembra aver pietrificato i sentimenti.
La memoria tuttavia ci restituisce immagini di vivide farfalle che danzano invitando, col movimento delle loro ali, l’oblio.
Al chiuso
Come luce soffusa nella stanza
la mia memoria imprime sulle pareti bianche
l’ombra armoniosa del tuo corpo come l’ala mite di colomba
come il grido dolce della luna nascosta tra le nubi.
Il corpo che stringevo tra le braccia
in fondo a un campo rosso di papaveri e nel profumo
di gladioli celesti
ora è soltanto l’ombra che danza nel chiuso di pareti spoglie.
È la memoria a suggerire questi versi densi, concisi, dolorosi e al contempo suggestivi, direi struggenti.
Una memoria che si fa corpo posseduto e perduto, ma presente nella visione di papaveri rossi e nel profumo di azzurri gladioli.
Corpo che è ormai ombra contro le pareti spoglie della stanza, e, come ogni ombra, si muove in una danza di ali e in un chiarore di luna che si affaccia fra le nuvole
Il titolo e la chiusa della lirica suggeriscono l’idea di un dolore tutto intimo, circoscritto nel proprio cuore e nella mente, impresso come un affresco sulle pareti del proprio Io.
Eclissi
Improvvisamente perfida la notte sparge
la sua luce fredda intorno al sole e rovescia il giorno
come acqua cristallina nell’oscurità di un pozzo.
Cos’è accaduto al cuore che ha perduto la sua voce?
E i tamburi senza suono scuotono nel buio
le lunghe aste vuote di bandiere?
Le nuvole impaurite hanno sgombrato il cielo
verso uno spazio senza limiti in un azzurro inesistente.
Perché c’è questa crudeltà di non vedere nulla
non sentire più il calore di chi ci sta accanto.
Brillano solo gli occhi e tutto ciò che vedi non è che solitudine.
Un tempo interminabile.
La notte ci ha lasciato il suo pugnale freddo dentro il cuore.
Ancora notte perfida e fredda, ancora passi oscuri, pugnali che infieriscono e feriscono. Ancora una eclissi dei sentimenti che ci impedisce di “uscire da noi” e guardarci intorno in cerca di luce e di calore umano.
La lirica è in perfetta sintonia con la precedente “Al chiuso”, quasi un prosieguo ed è splendida nella sua essenzialità.
Si alternano nelle tre liriche luci ed ombre, notti scure cui seguono giorni che fioriscono languidi, splendide immagini metaforiche a rappresentare la propria interiorità con stanze buie nella notte.
Potrei continuare a scavare per ore perché sempre nuove suggestioni ed emozioni sgorgano dai versi di queste poesie. Mi limiterò a ripetere che quando un’opera la senti anche tua, si ammanta di universalità.
Giuliana Sanvitale