Matisse, Nudo su cuscino blu, 1924

Maddalena bambina

Adesso che non t’inarca il desiderio
come un ramo teso di frutti al mio piacere,
sulla squallida branda ricoperta
di vesti abbandonate,
ansimi ad occhi chiusi e la tua pelle d’ambra
spande intorno profumi di muschio e d’avana.

Accanto a te disteso, chiuso nel silenzio
tra le pareti della triste stanza,
bevo il mio vino amaro nel cielo delle tue ginocchia.
Sei la fonte di baci a cui disseto il cuore,
sei la preda sacrificale che il furore
immola in una cieca caccia alla vita,
quando trafitto da un dolore antico
all’impeto delle gioie cupo altaleno
sensi di fallimento e aridi rancori.

Implacabile preda,
i miei tormenti ami con ferocia
come sabbia che vortica del vento
e cedi senza tremori né rimpianti
al mio crudele modellare gli armoniosi
misteri del tuo corpo.

Sarai preda domani d’altri uomini
che, ciechi di piacere, ignoreranno
come ti acquatti stretta nella tua memoria
per sottrarre allo scempio la speranza.

Ora muta raccogli i capelli sulla nuca
e del corpo ergi la splendente grazia
della giada scolpita.

Ora sorridi e interroghi il mio viso.
E le labbra di sangue dischiudi come un fiore
e torni alla mia guancia, Maddalena bambina,
con un bacio d’amore.

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