Beatrice Borroni, Geraldina e le altre, 2013

Pesca al lago

Seduto ai bordi tra le foglie rosse

di un autunno di freddo e di silenzio

ho cercato col nulla di una lenza esile

strattonando il filo che conduce alla speranza

nel fondo del mio animo nel cuore.

Nell’esiguo spazio di una rosa d’acqua

sbocciata d’improvviso nell’attesa

ho tratto dai miei sogni sogni di fanciulle

emerse dalle acque trasparenti del lago

tiepide come cielo di rugiada all’alba.

Ombre di luna i corpi, si guardano intorno

con gli occhi di una notte senza fine

nel soprassalto dell’inganno.

Qualcuna girata per non vedermi in viso

un’altra che m’invita a cogliere il suo corpo

ma la mente lontana guarda l’infinito.

E scuote dai capelli un’altra la memoria

di un futuro che non mi appartiene

chiusa in sé stessa come una conchiglia

sull’argine del lago.

E infine due, miei lontani amori,

si stringono tra loro per fuggire

all’amo acuminato del rimpianto.

  1. adriana scrive:

    rimpianto per un fiore non colto, per un amore non vissuto. c’è tanto da dire su questa poesia che adoro, dove prevale più di tutti i sentimenti, tanta malinconia.. grande poesia caro Marcello. complimenti!

  2. tinamannelli scrive:

    Spesso succede di sedersi ai bordi della realtà per guardarsi dentro…molto bella la similitudine fra i sogni e fanciulle…..inganno e speranza e poi quel ricordare amori passati per cui c’è un certo rimpianto….dire bella è poco, davvero versi carichi di significato e velati sempre di malinconia. Grazie Marcello

  3. Gabriella Barattia scrive:

    Ricca di metafore e rimpianti…
    Struggente.

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