foto di Evgen Bavcar

Rimorso

Se in una notte la tua ombra mi tornasse accanto
come l’ala bianca di un gabbiano
che porta in sé il mistero di spiagge sconosciute
tu saresti viva
con gli occhi accesi dalla voglia di scrutare
oltre i segni visibili dell’anima.
Mi guarderesti con la stessa aria torbida di sfida
scenderesti sul mio cuore con gli artigli di un rapace,
sino a ferirmi con la lama gelida
delle tue parole che anno dopo anno
hanno devastato la mia storia.
Ti chiederei se per te la vita è ancora
quel cunicolo cieco
dove chiudere gli occhi ed ascoltare i gridi
che giungono dall’abisso insondabile del tempo ;
se nascondi ancora dietro le tue risate
chiuse nel gorgogliare della gola
una vita d’enorme fatica e di dolore come un’immensa piaga
da cui sgorgavano la rabbia e la paura
d’essere preclusa a ogni via di fuga.
Quel filo che guidava la tua vita negli oscuri labirinti si è spezzato
e ora torneresti a torturare le mie notti
con le immagini illusorie della tua vita inesistente.

Anche solo a ricordarti…

Riaverti accanto sarebbe peggio del morire.

  1. isabella scrive:

    Una chiusa che racchiude tutto il senso di questi versi. Bellissima caro Marcello. Isabella

  2. paola pdr scrive:

    Belli gli occhi a cui difficile è nascondere qualche cosa, ma timore per gelide parole, che affliggono e scardinano proprie debolezze, che si preferisce restino sopite.
    Mi resta quel gorgoglio che connota questo vulcano sapiente e cinico quasi: è un motorino inesorabile, che probabilmente non si ferma, pena l’addolcirsi e voltare pagina.
    La rabbia a volte si inabissa così, in gola e ride per confondere anche se stessa.

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