Jen-Antoine Watteau, Nymphe endormie (part.), 1714 ca

Il profumo romanzo di Patrick Süskind

Grenouille, protagonista del romanzo Das Parfum (il Profumo) di Patrick Süskind, anzi l’unico e apparentemente solitario  protagonista (come molti l’hanno definito) è un personaggio la cui vita è dominata dalla stupefacente facoltà di percepire odori anche là dove nessuno di noi riuscirebbe a immaginare di percepirli. Tale è questa sua facoltà, che ciascun lettore si chiederà, già fin dalle prime pagine, se Grenouille e il suo olfatto appartengono al genere umano o a quello animale.

Ma tentare di far rientrare il personaggio in una di queste due categorie, raffigurandolo come un uomo con sentimenti animaleschi  o come un animale con atteggiamenti umani, è un errore che deforma il senso del romanzo, ne svia la godibilità, fa da ostacolo alla percezione di quell’ironia fredda e lucida con cui Patrick Süskind descrive i difetti dell’animo umano, che vanno dall’individualismo cieco alla crudeltà spesso incosciente e quindi incolpevole. Süskind traccia infatti, con l’aria sorniona del gatto che gioca con la preda,  il ritratto di un personaggio e di un genere umano caratterizzati da una cattiveria connaturata alla specie, e pertanto meritevole dell’unico castigo possibile: essere destinato all’annientamento. E questo in effetti accade a tutti i personaggi che entrano in contatto con Grenouille e che, dopo aver intravisto una soluzione ai problemi che assillano la loro vita, vengono umiliati con la morte.

Grenouille nasce non desiderato da una madre che lo abbandona e per questo, condannata a morte, viene uccisa. Orfano, ha bisogno delle cure di una balia e poi di una famiglia entro cui crescere. Eppure coloro che si prendono cura di lui non lo amano, anzi provano ripulsa ad averlo accanto. Pur avendo le sembianze umane, e forse proprio a causa di queste, Grenouille non possiede quelle caratteristiche che suscitano sentimenti di umana condivisione, di tenerezza, amore, compassione o anche di semplice odio.  Il suo assomigliare a un essere umano si arresta là dove i sentimenti sono lo spartiacque tra regno umano e regno animale. Pur se siamo tutti convinti che gli animali nutrano simpatia e affezione, e che hanno sensazione e sentimento del dolore, sappiamo anche che sentimenti e sensazioni  non si sviluppano in loro tramite uno scambio psicologico con altri esseri ma tramite la percezione dell’odore che permette il riconoscimento dell’altro e di se stesso. E sotto questo profilo, Grenouille potrebbe essere assimilato come appartenente al regno animale. Ma a differenza degli animali, egli stesso non emana odore. Questa assenza rompe il vincolo di appartenenza sia agli umani sia agli animali, ne fa un essere unico non classificabile.

Ciò non vuol dire che in lui non si compia quella stessa evoluzione di ogni essere umano: crescere, acquisire esperienze, istruirsi, elaborare concetti, aspirare al potere. La sua capacità di penetrare e individuare tutto ciò che lo circonda, influisce sulla sua formazione. E attraverso questo suo contatto profondamente intimo con la realtà, Grenouille impara a parlare. Tuttavia  – precisa Süskind – “con le parole che non indicavano un oggetto dotato di odore, quindi con concetti astratti, soprattutto di natura etica o morale aveva le difficoltà maggiori. Non riusciva a ritenerle, le scambiava tra loro, persino da adulto le usò malvolentieri  e spesso in modo sbagliato…”.

Questa incapacità non nuocerà a Grenouille nella realizzazione dei suoi progetti. Anzi, ci avverte Süskind, intessendo quella fredda e lucida ironia di cui facevo cenno sopra, gli tornerà particolarmente utile, perché è proprio del genere umano, continua  Süskind, il non riuscire a ritenere concetti etici e morali, addirittura ad usare in modo scorretto “diritto, coscienza, Dio, gioia, responsabilità, umiltà, gratitudine ecc.”.

E come nella vita di tutti gli umani, anche Grenouille adolescente incontra il primo amore: “come un sonnambulo, Grenouille entrò nel passaggio, attraversò il cortile interno, … arrivò in un secondo cortile interno più piccolo, finalmente illuminato … sporgeva una tettoia … sotto la tettoia … una fanciulla era seduta e puliva mirabelle. … Poteva avere tredici o quattordici anni … Grenouille si fermò .. per un attimo fu talmente confuso che credette realmente di non aver mai visto in vita sua una cosa bella come quella fanciulla”.

Cosa accade in quell’incontro lo lascio scoprire al lettore.  Riporto qui soltanto la frase del romanzo che ne descrive la conclusione: “Quando l’ebbe annusata fino allo sfinimento, restò accovacciato accanto a lei ancora un momento per riprendersi, perché era stracolmo di lei.” E da qui si evidenzia come Grenouille conosca e riconosca l’altro attraverso il profumo, attraverso l’odore del suo essere. E attraverso questo odore, arriverà alla conoscenza dell’intero genere umano: “una combinazione di grasso di reni di agnello e di sego di porco e di vacca depurati più volte in proporzione due/cinque/tre, con l’aggiunta di piccole dosi di olio vergine era la più adatta ad assorbire l’odore umano”.  Tuttavia queste componenti, se permettono di riconoscere l’uomo non gli consentono di avere padronanza di quegli elementi che compongono “certi esseri umani: e cioè le creature estremamente rare che ispirano l’amore.”

E Grenouille compie tutti quei passi necessari che gli permetteranno di giungere a quelle creature, perché sa che conoscendole realizzerà il suo sogno di possedere i segreti dell’amore. E sa che conoscere quei segreti, che hanno il potere di fare innamorare  il genere umano, significa realizzare il suo sogno di completezza della conoscenza  e quindi del suo potere, fino a dominare tutto il genere umano.

Ma l’ironia di Süskind non permette che il romanzo termini con l’apoteosi del conquistato potere né con la caduta dallo stesso di Grenouille.

E il lettore, abbindolato dall’ironia dell’autore, si accorgerà solo alla fine del romanzo di non essere mai stato deliziato da nessuno dei profumi che impregnano tutto il racconto. Il lettore si accorgerà che l’unico profumo che lo abbia avvolto durante la lettura, è quello costante e acuto dell’ironia di Süskind.

 

 

 

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