Guernica macchiata di sangue Elab. graf. su opera di Picasso

La tela

Ho buttato a casaccio qualche colore sulla tela imbrattata di bianco

come la biacca sui muri dove sono stati fucilati i miei amici,

uccisi per la mia stessa bandiera

prima che io fossi nato.

Ora che tutti comprendono quanto sia folle il dolore, nessuno più muore

fucilato, inchiodato a una sedia o trafitto

alla freddezza di un muro.

Basta ucciderlo piano, spingendolo tra le lunghe corsie

d’enormi mercati, davanti gli schermi giganti

che alimentano fiamme nelle oscure cataste dei desideri

e nascondono dietro le spalle la nera voragine di chi muore senza il lavoro.

Qualcuno dona la morte con la crudeltà di un vulcano che palpita

stringe le dita di lava, sparge raffiche rosse

di carne e di sangue dai corpi spremuti

come arance gonfie di sole.

Accompagna il suo dono con dirompenti esplosioni

di ferro e di fuoco nelle strade e ovunque vi sia

un uomo o un bambino musulmano o cristiano vergine o incinta.

Che siano poveri o ricchi

atei comunisti fascisti

quel che conta è che abbiano intorno compagni

e portino insieme la stessa bandiera anche senza saperlo

dentro una chiesa o moschea o danzando sui palchi o attendendo sereni

che li porti via con dolcezza la morte.

Ma questo è solo un mio ricordo di ieri

perché adesso qualcuno dona la morte con più affetto di quanto temiamo.

Con le sue braccia di gomma lascia cadere la maschera d’uomo

si accinge a guidare i cavalli che fiutano lungo la strada

il profumo di vita e gli sguardi innocenti nel sereno brusio della gente.

Con le sue braccia di gomma

abbraccia chi deve morire, lo stringe al suo petto di lamiera e di vetro

gli stende sul corpo un rumore di morte.

 

Non ho voglia di piangere sul sangue  che è schizzato sui muri.

 

Butto a casaccio qualche colore per ridare la luce alla tela imbrattata di bianco

come la biacca sui muri dove sono stati uccisi i miei amici.

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Elaborazione grafica del famoso quadro di Picasso a cui ho dato il nuovo titolo di “Guernica macchiata di sangue”

(ho chiesto umilmente scusa a Picasso!!)

 

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