Maria Callas, Norma di Vincenzo Bellini

L’amante

Sul lato più affollato della piazza
tra gli schiamazzi dei venditori ambulanti
all’ombra di teli grigiosbiaditi
e le sinfonie del Bellini che risuonano tristi e severe
ai piedi del monumento di marmo, lì ti aspettavo.
Quando l’autobus spalancava le bussole
tu eri. Abito di seta azzurra. I capelli biondi sino alle spalle.
Nel chiuso della stanza anonima lasciavi cadere l’abito
che ti avevo donato per festeggiare
il consumarsi lento della prima sigaretta
l’insensata felicità del nostro primo bacio.
Nuda ricambiavi il dono col tuo corpo.
Poi tornando a indossare il vestito sorridevi
pensando che ti vedevo nuda anche con l’abito.
Quando non ti tenevo tenera sul cuore
come una gatta soriana guardavi dalla finestra
la statua del musicista e ai suoi piedi
la donna col braccio alzato tra le grida lontane
dei venditori ambulanti.
A labbra serrate trattenevi la voglia di parlarmi
di dire la cenere che fu fiamma di ciò che noi siamo
soffocherà i sogni di colei che è condannata
a camminare su strade di fuoco.
È qui in questa stanza che ti rivedo
ad ascoltare davanti allo specchio la voce
di colei che canta l’amore sulla cenere del rogo.

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