Parole germogliate dalle nostre labbra dalla felicità dei nostri volti dalle nostre mani nelle notti d’amore
Non so come iniziare adesso che il tuo corpo colato nella vetroresina di valium
Chiudere gli occhi e pensare nel buio della mente nel frastuono del cuore.
Dalla riva del lago guardo i fianchi scabri della montagna immagino più in basso
Ombre si nascondono nella pelle increspata delle mie dita. Sono rami nodosi di un cedro
Fra coloro che senza saperlo mi prodigarono gli oceani tormentati delle loro anime con i gesti le parole e i sentimenti
Busso alla porta con la tenerezza della rondine. Cerco l’amante che mi desidera prima che il giorno muoia tra le sue braccia.
Dicono Sei tremenda. La tua bellezza fa tremare di desiderio quanti ti guardano Sciogli per loro i tuoi capelli come spighe,
È parte essenziale dell’albero lo spazio tra ramo e ramo, tra foglia e foglia ? Ha un senso il suo infrangere la chioma?
Ho scritto questa poesia (i cui versi non sono né raffinati né eleganti) spinto dall’angoscia per le sorti del popolo ucraino e per quelle della libertà e dell’indipendenza.