Maria Francesca Catola, Ironia di uno spirito puro, 2012

La vita ci somiglia

Aprendo gli occhi nel grigio di quest’alba

che ha invaso nebulosa la finestra e le strade

maledici il tempo d’insistente pioggia.

A breve porterai i tuoi cani a spasso

entro il cerchio che conduce senza fine

nell’inganno di vagare nei campi

liberi dal guinzaglio e invece li trattieni

a te vicini con lo sguardo inquieto.

Un sibilo di auto attraverso il silenzio

scuote e solleva la cenere di luce

e il guaire lontano, ne riconosci il bianco

chiazzato di marrone,

piccola taglia con la coda mozza

per una presa salda nel tirarlo fuori

dai sogni delle tane dove in sonno

penetra con brevi lamenti e galoppi di gambe

disteso sul cuscino suo riparo e conforto.

 

Sporgo la testa nell’opacità della finestra

guardo nella nebbia che pullula confusa

di cani e di padroni con il braccio teso

nel gesto di un dono.

Non piove più, mi dico ma il sole

rimane nascosto nella cenere e rido

con amarezza rido e ti sussurro piano

Nessuno mai si muove, nessuno esce dalle righe

delle solite strade o dei giardini

e più s’accorge di avere

carità per se stessi e gli animali

che per coloro che gli anni

gli incurvano le spalle

o si scaldano al sole in logore giacchette

muoiono o scompaiono più semplicemente.

 

Nessuna meraviglia

se speri sempre che il bel cielo ti aiuti

se in quest’alba piovosa sfuggo alle tue mani

e passa inosservata la mia fuga dal tuo sguardo distratto.

Nessuna meraviglia

che la vita ti somigli a un capriccio e a un guinzaglio.

  1. giuliana scrive:

    Ancora una complessa e profonda poesia ed ancora io ad “aprire le danze”. Hai voluto donarci, caro Poeta, una poesia che si apre con levità su un quadretto di perfetta sintonia tra il cane e il suo padrone, entrambi in attesa del tempo propizio, entrambi con gli occhi colmi di corse nel verde, di libertà lontano dai pericoli della strada.
    Ma ecco che tiri il guinzaglio e ci inviti a riflettere sulla nostra indifferenza verso il dolore e le miserie che ci circondano. Quelle spalle curve, le giacchette logore, il bisogno disperato di sole la dicono lunga . E il tuo invito, che ha il sapore di amaro riso, diventa quasi urlo, di protesta, di dolore e disperazione in quel “nessuna meraviglia”. Un perfetto “je accuse”

  2. antonio sereno scrive:

    Caro Marcello, mi sembra che il protagonista, al quale mi sento vicino, sia in rotta con la natura e con l’uomo e qui la mia sintonia è completa mentre condivido la tua protesta per l’indifferenza e la malvagità MA… PERCHE’ LA VITA CI SOMIGLIA??? Avrei detto LA VITA OGGI e scusami per l’invasione.

  3. paola pdr scrive:

    “Passeggiate” vissute in modo meccanicistico, senza volontà di trovare percorsi alternativi. Percorsi del quotidiano che si ripetono sempre uguali a se stessi creando un indolenzimento emotivo che non è più in grado di riconoscere quello che conta veramente.

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